Avevamo dato notizia della sentenza del Tribunale di Milano (qui).
Il Tribunale di Milano aveva ritenuto di sussumere nel delitto di violenza privata (art. 610 c.p.) la condotta di un giornalista delle Iene - la nota trasmissione di Italia Uno - per effetto della coartazione con la quale l'intervistato è stato costretto a rispondere alle domande.
Nel caso di specie, la sentenza ha ritenuto che la violenza privata sia integrata da <<qualsiasi comportamento, non necessariamente violento o minaccioso, dotato -tuttavia- della capacità di coartare fisicamente e/o psichicamente la volontà altrui>>.
Diamo ora notizia che la decisione di condanna è stata confermata dalla Corte di Cassazione (Cass. Pen. Sez. 5 Num. 36407 Anno 2023), sentenza al link.
In particolare, la corte regolatrice ha ritenuto che il diritto all'informazione [non] possa condurre ad un esito favorevole all'imputato nel bilanciamento dei valori in gioco, quando si pretenda di invocarlo per giustificare forme illecite di compressione della libertà privata, quando non valori destinati a proteggere ancora più intensamente la persona, anche se la condotta sia commessa "per carpire informazioni alla fonte"