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21 ottobre 2020

L'eterogenesi dei fini sul principio della ragionevole durata del processo - di Daniele Livreri

Le riflessioni sul principio della ragionevole durata del processo, a margine di una comune giornata di un leguleio - di Daniele Livreri




Qualche giorno fa su questo blog, abbiamo riflettuto su una pronuncia di legittimità che amplia la nozione di superfluità della prova, in considerazione del principio della ragionevole durata del processo (Giusto processo: una ingiusta interpretazione del principio di ragionevole durata del processo rischia di fagocitare il diritto di difesa).

Si tratta di una sentenza che ci è parsa criticabile, poiché sacrifica ingiustamente le prerogative difensive, in conseguenza di una lettura del principio di “ragionevole durata” svincolata da quello del giusto processo e comunque frutto di un'esegesi assai estensiva della nozione di superfluità. Mi pare per contro che quel principio continui a non manifestare i suoi benefici in favore dell'indagato.

Proprio oggi un mio assistito, indagato in un procedimento per cui da alcuni mesi è stata formulata istanza di archiviazione, mi ha chiesto lumi sui tempi in cui vi sarà una decisione. Le sorti di quel procedimento determineranno per lui scelte importanti. 

La mia risposta è stata disarmante: semplicemente non ci sono tempi per decidere e so bene che tra udienze e vicende cautelari, altre decisioni incalzano. Tuttavia quello che un po' mi sorprende è non aver trovato soluzioni giurisprudenziali fondate sul principio della ragionevole durata, che a questo punto dovrebbe dar forma all'intero processo.

Ad esempio non si potrebbe ritenere che il termine di tre mesi introdotto dalla riforma Orlando per celebrare l'udienza, ove la richiesta di archiviazione non sia accolta de plano, integri un termine per decidere tout court? Sono disposto a convenire che sarebbe una lettura non troppo ossequiosa della littera legis, ma quante volte la lettera ha ceduto ad interpretazioni ispirate ad altri canoni? Epperò, anche a voler aderire a questa lettura riformata dell’art. 409 c.p.p., ove il Giudice non rispettasse quel termine, quali sarebbero le conseguenze?

Forse il vero tema è semplicemente che si è manifestata, rispetto al principio della ragionevole durata, introdotto in tesi a tutela del cittadino incolpato, un'eterogenesi dei fini.