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15 gennaio 2021

Chi vuol la morte del processo liberale? - di Marco Siragusa



In settimana ci siamo occupati delle numerose novità introdotte dalla Legge 176/2020, di conversione in legge dei decreti Ristori.

Abbiamo affrontato i seguenti temi:

  1. Cambia ancora il nuovo appello pandemico: le modifiche introdotte dalla legge 176/2020 
  2. Come e cosa si deposita a mezzo pec o sul portale. Le nuove forme di presentazione dell’impugnazione a mezzo pec e le nuove inammissibilità

Qui preme evidenziare come la legge di conversione abbia perso l’occasione di porre rimedio alla frettolosità del legislatore dell’esecutivo. 

Occorre denunciare il pressappochismo legislativo, certamente covato da ideologi che non hanno mai frequentato le aule di giustizia.

Ancora una volta siamo in presenza di un’occasione mancata e di una tecnica normativa inosservante i fondamentali del diritto processuale penale.

Il principio del favor impugnationis è stato sacrificato sull’altare di un burocratico sistema delle impugnazioni a mezzo pec.

Il sistema delle impugnazioni è stato a sua volta “appesantito” da un sistema sanzionatorio processuale, quello sulle nuove inammissibilità, la cui ingravescenza rischia di precludere surrettiziamente il diritto di accesso all'Autorità giudiziaria e quindi di vulnerare un aspetto fondante della democrazia. 

Se l’intenzione fosse stata quella di semplificare per ragioni di emergenza sanitaria (come recita la rubrica dell’art. 24 L. 176/2020) sarebbe stato sufficiente recepire l’emendamento all’art. 24 del decreto legge Ristori bis proposto dalla Camera Penale di Trapani e fatto proprio dai Senatori Balboni, Calandrini, De Carlo e De Bertoldi. Quell’emendamento, senza inutili sanzioni processuali, equiparava al deposito degli atti penali in cancelleria l’invio (del documento informatico, firmato digitalmente) mediante PEC verso l’indirizzo dedicato dell’autorità giudiziaria legittimata a riceverlo in via cartacea (l’emendamento al link).

Sono noti gli ispiratori di queste riforme, come ne sono note le ideologie e gli obiettivi. E non è un caso che il bersaglio contro il quale è stata rivolta l’azione restauratrice sia il sistema delle impugnazioni e, in particolare, l’appello penale, cioè l’ultimo istituto, in un sistema non più (e forse mai) accusatorio, destinato a contenere il rischio dell’errore giudiziario.

In conclusione, queste riforme allontanano l’idea di un processo liberale e garantista, e introducono la burocrazia processuale.

Siamo ormai avviati verso un sistema nel quale prevalgono inutili forme e balzelli, impicci e trappole, con il compito di far prevalere la deflazione della forma sulla garanzia della sostanza.