24 gennaio 2022

Ma siamo sicuri che le impugnazioni in Italia siano troppe ? - di Daniele Livreri



In un recente intervento su La Stampa, un noto magistrato ha rilanciato il dibattito sulla correlazione tra i tre gradi di giudizio del nostro sistema processuale, in assenza di filtri idonei a contenerne il numero, e l’eccessiva durata dei processi.  

Orbene, il tema dell’eventuale riduzione dell’area dell’impugnabilità o comunque di filtri che scongiurino il ricorso al gravame deve cogliersi in una lettura di sistema. 

In Italia alla fine del 2020 pendevano innanzi ai Giudici di primo grado (considerando Tribunale, Corte assise e ufficio Gip/Gup) 1.185.957 processi, cui, volendo, si potrebbe aggiungere alcune decine di migliaia di giudizi innanzi ai Tribunali per i minorenni.

Qualsivoglia analisi dovrebbe necessariamente muovere da questa base, anche perché andrebbe considerato che essa offre il numero dei pendenti, ma per avere una reale dimensione di ciò che preme sui Giudici di primo grado bisogna pur tenere conto degli 838.157  giudizi definiti in primo grado nel corso dell'anno citato.

In sostanza nel 2020 i nostri Giudici di primo grado hanno variamente trattato circa 2.000.000 di processi penali !

Orbene, a fronte di numeri siffatti è assolutamente plausibile che vengano commessi plurimi errori in fatto e in diritto, nonostante lo sforzo che ogni giorno i Giudici si sobbarcano.

Pur in presenza di questo scenario gli appelli iscritti nel 2020 sono stati 90.015 e i ricorsi in cassazione 38.508

Con una qualche semplificazione si può affermare che nel 2020 sono stati definiti 838.157 giudizi di primo grado e proposti 90.015 appelli. 

Sono troppi? Oppure date le condizioni numeriche e di lavoro si tratta di numeri del tutto fisiologici ?    

Nè a diverse conclusioni può muovere l'osservazione che al 31.12.2020 in appello pendevano 271.640 procedimenti, con un trend che pare crescente nel tempo, e 24.473 procedimenti di legittimità. Infatti non credo si possa tener conto di questi indici per richiamarli a sostegno dell'idea di limitare la facoltà di impugnazione: non si può chiedere il conto agli attori processuali delle difficoltà organizzative dello Stato.    

Chi auspica filtri deflattivi in tema di impugnazioni, invocando a sostegno i numeri di altri paesi, potrebbe poi notare che i nostri incoming case in primo grado per 100 abitanti nel 2018 (ultimo dato offerto dal CEPEJ) sono stati 2.15 contro 1.46 della Francia ed a fronte una media europea di 1.54. Soltanto per completezza si rileva che i pending case in primo grado nel 2018 erano 2.09 a fronte di una media europea di 0.43 per 100 abitanti e ciò nonostante i nostri giudici risolvano 2.11 casi a fronte di una media europea di 1.57.

Detto per inciso non mi pare che quando si siano trasferite competenze dalla Cassazione ai giudici di merito, come nel caso delle impugnazioni avverso i provvedimenti di archiviazione, qualcuno si sia stracciato le vesti.  

Sul tema dei filtri alle impugnazioni in funzione deflattiva non pare inopportuno rammentare che la Corte EDU nel caso Succi V. Italy ha osservato che le considerazioni del governo italiano riguardo al grande arretrato e al notevole afflusso di ricorsi proposti ogni anno innanzi alla Corte di Cassazione ha osservato che <<resta il fatto che le limitazioni all'accesso alle corti di cassazione non devono essere interpretate in modo troppo formale per limitare il diritto di accesso a un tribunale in modo tale o in misura tale da incidere sulla sostanza stessa di tale diritto>> (su Succi v. Italy vedi post al link).

In ogni caso, se questo è il concreto scenario di cui dobbiamo tener conto, le soluzioni volte a dissuadere le impugnazioni o a inibirle si accollano il rischio di sacche di ingiustizia.

Ci eravamo occupati degli ultimi numeri disponibili nel post al link

 

 

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