Qualche giorno fa Il Dubbio ha rilanciato, meritoriamente, i dati riportati dal professor Davide Galliani in ordine all' "esplosione" (l'espressione è ripresa dal libro) del numero degli ergastoli comminati in Italia dal 2000 al 2019, rispetto a quelli irrogati tra il 1955 e il 1974: mentre in quest'ultimo arco temporale le pene perpetue inflitte erano in media pari a 4,5 per anno, dal 2000 al 2019 il numero medio annuale di pene perpetue è stato di 138,5. Da 4,5 a 138,5 in ragione di anno: un incremento del 2.938%. Eppure l'autore evidenziava come tale incremento non potesse giustificarsi sulla scorta di quello degli omicidi volontari, pari ad "appena" il 12.5%. Sebbene il confronto potrebbe essere ampliato anche ai 19 anni compresi tra il 1975 e il 1994, in cui ricadono eventi particolarmente efferati come la strage di Via Fani o quelle commesse dalla mafia, l'esito di tale comparazione avrebbe un valore soltanto statistico, posto che resta fermo il senso della osservazione del professor Galliani: a fronte di un numero di omicidi sostanzialmente comparabili, gli anni più recenti hanno fatto registrare un sensazionale incremento degli ergastoli. Nondimeno il numero di pene perpetue irrogate nel nostro paese, ogni 100.000 abitanti, resta lontano da quello britannico (2,5 contro 13.41), tenendo però presente che in Gran Bretagna la risposta punitiva è largamente di tipo pecuniario. (I dati menzionati sono riportati nel volume "Ergastolo e diritto alla speranza", pag. 321 e poi a pag. 365).
A confortare la tesi secondo cui l'incremento della pena detentiva a vita non è giustificato dalla crescita dei "fatti di sangue" si può ricorrere ai numeri recentemente riportati dall'ISTAT.
Infatti, secondo il report dell'Istat, l'Italia nel 2022 ha fatto registrare il più basso tasso di omicidi tra i paesi dell'UE.
Al riguardo l'Istituto di statistica ha considerato che <<la media Ue del tasso di omicidi per 100 mila abitanti nell’anno 2022 (ultimo anno disponibile) è
0,9 omicidi per 100 mila abitanti. L’Italia dei 26 Paesi che rendono disponibili i dati per questo anno è
quello che presenta la più bassa diffusione del fenomeno (0,55) prima di Slovenia, Spagna e Polonia
(rispettivamente 0,62, 0,69 e 0,72 omicidi per 100 mila abitanti).
Al polo opposto si trovano i Paesi baltici, Lussemburgo e Malta, con tassi che vanno dal 3,57 della
Lettonia all’1,50 omicidi per 100mila abitanti dell’Estonia>>. (report Istat al link)
Non si tratta di un'anomalia statistica, per come si può evincere consultando la serie storica dal 2014 al 2022, pubblicata sul sito di Eurostat, da cui risulta che il nostro paese è costantemente tra quelli con un tasso di omicidi tra i più bassi (serie storica al link)
Deve però osservarsi che la lettura complessiva dei dati forniti dall'Istat consente di rilevare un aumento, per l'anno 2023, della percentuale di omicidi volontari, commessi nel nostro paese, pari al 4 %, tuttavia difetta una comparazione con i dati europei, non disponibili. Inoltre è opportuno sottolineare che tale aumento non riguarda vittime di genere femminile, come potrebbe far ritenere la più recente cronaca. Invero <<l’aumento ha riguardato soltanto le vittime di sesso maschile (+10,7% rispetto al 2022), mentre le donne uccise sono diminuite (-7,1%)>> (report Istat al link). Più in generale, con riferimento a tale tema, il nostro paese è uno di quelli in cui il tasso di omicidi a danno di persone di genere femminile risulta tra i più bassi, per come si coglie dai dati riportati da Eurostat dal 2014 in poi (dati al link). Altro aspetto, ovviamente, è quello offerto dalla lettura disaggregata del dato inerente la tipologia di autore degli omicidi delle donne. In tal caso il nostro paese fa registrare una marcata presenza di autori quali partner ed ex partner, con una significativa diminuizione però dal 2020 al 2023 dei primi e un aumento dei secondi (dati istat al link) (per una più ampia prospettiva dati Unodc)
In sintesi, come già altre volte abbiamo sostenuto in questo blog, in Italia si assiste ad un mutamento culturale volto a inasprire la risposta punitiva, in particolare detentiva, senza che vi sia un aumento dei reati più gravi.