L'Assemblea generale della Corte di Cassazione, riunitasi il 19.06.2025, ha approvato un documento con cui <<richiama l'attenzione del Parlamento e Governo>> su talune necessità, tra cui quella di riformare le modalità di accesso all'albo dei difensori abilitati all'esercizio innanzi alle giurisdizioni superiori. Al riguardo, secondo il documento, sarebbe opportuno creare un corpo di Avvocati che svolgano SOLTANTO funzioni di legittimità (documento al link). Tale riforma migliorerebbe, a mente del citato testo, il livello qualitativo dei ricorsi per Cassazione.
Nonostante l'autorevole fonte da cui promana la proposta, v'è da dubitare che una netta separazione nel corpo forense tra Avvocati di merito e Avvocati di legittimità possa alzare il livello del processo, considerato nella sua complessità. Anzi, in genere nei giudizi di merito un difensore tende a coltivare le sue eccezioni e le sue impugnazioni, anche considerando il giudizio di cassazione; scindere la figura professionale in due specialisti potrebbe risultare una perdita di chance per la difesa, posto che il primo difensore sarebbe privo di opportune esperienze di legittimità
Ma, al di là di ciò, vi è una considerazione che dovrebbe porsi sullo sfondo di ogni dibattitto sulla Corte di cassazione: i massicci strumenti deflattivi dei ricorsi, introdotti negli ultimi 20 anni dal legislatore e de facto dalla stessa Corte (vedi l'uso della inammissibilità oppure le c.d. prove di resistenza a fronte di acclarati vizi della sentenza di merito) non hanno dato l'esito sperato in termini di riduzione del numero delle impugnazioni di legittimità. In realtà se la Corte non viene compresa nel quadro complessivo del processo italiano, rischiamo di curare (male) i sintomi e non il morbo.