01 agosto 2021

Vuoi difenderti? Paga le copie al tuo accusatore. Una questione per l'Avvocatura - di Daniele Livreri


 

Da domani "Foro e Giurisprudenza" sospende le pubblicazioni per il periodo feriale, salvo che non giunga qualche contributo, invero preannunciato, sulla Riforma del processo penale, tema che non consente pause.

Nondimeno non ci possiamo esimere dal rilevare che mentre si discute di riforma processuale, dal 18 agosto il costo dei diritti di copia aumenterà. 

E' una "riforma" che contestiamo, non soltanto perché il pagamento dei diritti di copia ci appare a tratti anacronistico - quale servizio si paga lì dove ormai non c'è neppure da fotocopiare gli atti processuali, ma soltanto da riversarli su supporto informatico? - ma soprattutto perché iniqua. 

Lo Stato imputa ad un suo cittadino una condotta illecita (vale tanto per i reati quanto per gli illeciti contabili) e pretende che l'incolpato, se vuole copia degli atti sulla cui scorta è formulata l'accusa, debba pagare il suo accusatore. E' una patente offesa ai diritti di difesa. 

Echi di tali questioni si ritrovano, per quanto riportato in un libro di Benedetta Tobagi,  già nel processo per la strage di Piazza Fontana, allorquando alcuni difensori rilevarono che gli esorbitanti costi di copia, pari a ben 35 milioni di lire, senza urgenza, limitavano di fatto i diritti di difesa dei meno abbienti. 

Tuttavia  ci pare che la questione sia di principio, prima ancora che economica, e forse l'Avvocatura dovrebbe occuparsene.   

      


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