15 febbraio 2022

Signora Ministra, ma qual è il numero degli assolti e delle assoluzioni? - di Daniele Livreri

 

 

 

 

In questo blog abbiamo dato conto della relazione del primo presidente della Corte di Cassazione sull’amministrazione della giustizia nel 2021 (relazione al link).

Nell’autorevole documento il vertice della Corte regolatrice ha evidenziato alcune criticità del processo a citazione diretta, criticità manifestate dall’elevate percentuali di assoluzioni, superiori al 50% delle pronunce di primo grado (pag. 54  e ss.).

In virtù di tali dati statistici, il primo presidente ha ritenuto <<concludersi per la necessità di un rinnovato impegno dell’ufficio del pubblico ministero nello svolgimento di indagini complete e di un serio ed effettivo filtro giurisdizionale per evitare un inutile dispendio di energie e di costi, oltre che, in primis, la pena derivante dal semplice fatto di essere sottoposti a processo>>.

Inoltre il vertice giudicante ha mosso alcune critiche alla prospettiva della riforma c.d. Cartabia di ampliare il ricorso alla suddetta modalità di esercizio dell’azione penale (cfr. art. 1, comma, 9, lett. l), seppur in presenza di un novello filtro pre-dibattimentale.

Tuttavia, la relazione del procuratore generale della medesima Corte ha dispensato numeri e considerazioni assai diversi (relazione al link).

Infatti per il vertice requirente l’introduzione dell’udienza filtro nel giudizio monocratico a citazione diretta poggia sull’assunto che le assoluzioni siano in percentuali molto elevate. Nondimeno <<tale assunzione non trova riscontro nell’analisi statistica approfondita, in quanto - depurate da prescrizione, remissione di querela, oblazione, messa alla prova ed altro, tutte ipotesi che non escludono affatto la responsabilità e in alcuni casi la presuppongono - i processi che si definiscono con le assoluzioni reali negli ultimi tre anni sono poco oltre il 21% delle sentenze>>. Anzi, a mente delle tabelle contenute nella relazione del requirente, le percentuali di assoluzione sono un po' di più innanzi al collegio al quale il processo approda sempre dopo il filtro dell'uidenza preliminare (cfr. pag. 18 del documento).

A mente della relazione del procuratore i numeri sono fondati su una relazione redatta dalla DGSTAT su richiesta del suo ufficio (cfr. nota 4 della relazione).

Si tratta all’evidenza di numeri che si discostano sensibilmente da quelli richiamati dal primo presidente.

Peraltro già in occasione della relazione sull’amministrazione della giustizia per l’anno 2019 il procuratore generale aveva lamentato che l’affermazione secondo cui circa il 50% delle azioni penali terminava in assoluzione si fondava su uno scarso affinamento del dato statistico.

Ove quanto sopra non bastasse, sul tema si devono registrare i dati di uno studio riportato in una recente pubblicazione della professoressa Cristiana Valentini (“Riforme, statistiche e altri demoni” in Archivio Penale, n. 3/2021). Nel contributo, la docente si confronta proprio con le affermazioni da ultimo riportate, pervenendo a risultati diversi: infatti  con riferimento al giudizio innanzi al tribunale monocratico le assoluzioni si attesterebbero al 37% dei procedimenti.

E’ evidente che su un tema sì importante, anche per stabilire se e quali riforme adottare, il ministero dovrebbe chiarire definitivamente quale sia il numero degli assolti e delle assoluzioni rispetto alle imputazioni (dato quest'ultimo altrettanto importante per verificare il buon governo dell’azione penale) e consentire un facile reperimento dei dati a tutti i cittadini.  

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