Avevamo dato notizia della sentenza del Tribunale di Milano (qui).
Diamo ora notizia che la decisione di condanna è stata confermata dalla Corte di Cassazione (Cass. Pen. Sez. 5 Num. 36407 Anno 2023), sentenza al link.
In particolare, la corte regolatrice ha ritenuto che il diritto all'informazione [non] possa condurre ad un esito favorevole all'imputato nel bilanciamento dei valori in gioco, quando si pretenda di invocarlo per giustificare forme illecite di compressione della libertà privata, quando non valori destinati a proteggere ancora più intensamente la persona, anche se la condotta sia commessa "per carpire informazioni alla fonte"