14 luglio 2023

Le alternative al carcere hanno successo, ma il numero di detenuti in espiazione aumenta.

 


Nel 2016 le SS.UU. rilevavano che il nostro sistema sanzionatorio “gravita tolemaicamente intorno alla detenzione muraria” (SS.UU. 36272/2016), rilevando però l’opera riformatrice di tale sistema che si stava perseguendo attraverso l’istituto della messa alla prova.

Tuttavia, per quanto possa apparire paradossale, i dati sembrano indicare che all’epoca la detenzione muraria avesse meno forza gravitazionale di quanto ne abbia oggi, e ciò sebbene da allora sia la Corte costituzionale (41/18) che il legislatore hanno posto in essere  ulteriori interventi volti ad ampliare gli istituiti alternativi al carcere. Sembra invero che le soluzioni offerte più che costituire un’alternativa alla detenzione muraria abbiano finito per integrare un universo parallelo a quello carcerario, le cui dimensioni non si riducono.

Al riguardo un magistrato assai sensibile al tema ha considerato che i numeri della detenzione intramuraria, nonostante l’aumento delle persone ammesse a misure di comunità, non accennano a diminuire e, anzi, tornano a crescere dopo la flessione della pandemia ( R. De Vito, “Relazione al Parlamento 2023: i «sette anni in Tibet» del Garante Nazionale delle persone private della libertà personale”, in QG).

Cerchiamo di cogliere il significato di quanto affermato con l’ausilio di alcuni numeri, con una precisazione: ai fini del presente scritto si farà riferimento ai soli detenuti in espiazione definitiva.

A giugno 2014 i condannati in carcere erano pari a 36.926, l’ultimo dato di maggio 2023 ci indica un numero  pari a 42.050. Eppure i soggetti che beneficiano della messa alla messa alla prova sono 25.970.

E’ evidente che la messa alla prova, istituto di sicuro successo, non abbia dispiegato alcun effetto sul numero dei detenuti.

Analoghe considerazioni riguardano le misure alternative al carcere. Infatti al 15.06.2023 i soggetti in carico agli Uffici per esecuzione penale esterna con riguardo alle sole misure alternative risultano pari a 40.075. Il dato ascende a 81.515 se si considera ogni tipo di misura, compresa la messa alla prova.

Si potrebbe ritenere che i diversi istituti che consentono un’alternativa alla detenzione non riescano ad erodere i numeri della popolazione carceraria perché essi afferiscono reati puniti meno gravemente, lì dove  invece i condannati a titolo definitivo in esecuzione muraria sarebbero in espiazione di reati puniti assai gravemente. Si tratterebbe tuttavia di una replica non fondata.

Una tabella contenuta nella Relazione al Parlamento del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (pag. 215) consente di verificare che a marzo 2023 ben 8.579 detenuti stavano scontando una pena da tre anni in giù. Attenzione una pena inflitta ab origine e non residua. Ciò significa che circa il 20,68 % dei detenuti è entrato in carcere per eseguire una pena non superiore a 3 anni.



Confrontando questa tabella con quella dispensata nella relazione dell’anno precedente si nota che il numero di ingressi per pene contenute è cresciuto in termini assoluti.



Procedendo poi al raffronto in termini percentuali si può rilevare che anche in termini relativi la presenza di persone in espiazione di pene brevi è cresciuta (dal 19,29 %  del 28.04.22 al il 20,68 % del 30.03. u.s.).

Purtroppo non si dispone del dato dei soggetti privati della libertà condannati ad una pena fino 4 anni e quindi ammissibili all’affidamento in prova.  

Ad ulteriore smentita della tesi secondo cui il numero dei condannati in detenzione stia aumentando perché aumentano i reati più gravi si può rilevare che secondo i dati diffusi dal Garante rispetto al 2016 si è registrata una consistente diminuzione di reati gravi (omicidi volontari: - 25 percento; associazione mafiosa: - 36 percento, rapine: - 33 percento).

Ricapitoliamo: diminuiscono i reati più gravi, ma il numero di condannati in esecuzione muraria, anche di pene brevi, si sta incrementando, eppure le misure in esecuzione esterna negli anni sono notevolmente aumentate.   

Ed allora ci pare opportuno concludere con le parole di un Giudice del Tribunale di Nuoro <<si corre il serio rischio di vedere associata all’area della pena carceraria – i cui movimenti di espansione o contrazione tendono sempre di più a rimanere indifferenti alle riforme normative – una sempre più vasta zona di repressione penale extra-penitenziaria (o semi-penitenziaria), con il risultato globale di un aumento complessivo del controllo sociale. È un pronostico facilitato dalla vicenda storica del nostro come di altri sistemi penitenziari: l’implementazione del ventaglio normativo di strumenti alternativi al carcere è stata accompagnata da un logico aumento dei numeri dei soggetti in esecuzione esterna, ma da nessuna significativa riduzione dei tassi di incarcerazione>> (R. De Vito “Fuori dal carcere? La “riforma Cartabia”, le sanzioni sostitutive e il ripensamento del sistema sanzionatorio” in Qg).

 

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