Con la rubrica “Caro Ministro ti scrivo” - sei domande a Gian Domenico Caiazza, Presidente dell'Unione delle Camere Penali Italiane - inauguriamo la sezione "Foro" del sito Foro e Giurisprudenza della Camera Penale di Trapani.
Prossimamente seguiranno altre pubblicazioni della sezione Foro del blog ("Caro Giudice ti scrivo", "Caro PM ti scrivo", "Caro Avvocato ti scrivo", "Caro Collega ti scrivo", "Caro Cancelliere ti scrivo").
💬 <<Caro Ministro ti scrivo … così mi distraggo un po’>>, sei domande a Gian Domenico Caiazza, Presidente dell'U.C.P.I.
1. La riforma del processo penale annunciata dal Ministro Bonafede. Dove siamo arrivati e dove andiamo?
Siamo tornati indietro, e di molto. UCPI aveva dato un contributo di grande importanza al percorso di riforma dei tempi del processo penale, partito sotto i peggiori auspici ma poi condotto verso approdi condivisi anche con ANM, e ripetutamente fatti propri dal Consiglio delle Camere Penali Italiane. Potenziamento dei riti alternativi, rafforzamento della regola di giudizio della udienza preliminare, depenalizzazione. Oggi la legge delega ha drasticamente abbandonato gli approdi di quel tavolo, e insegue letture degli atti, manomissioni delle impugnazioni, aggressioni sconsiderate al principio di immutabilità del giudice. I penalisti italiani non faranno sconti.
2. Secondo la Cassazione la consulenza del pubblico ministero è più affidabile di quella della difesa. Che ne è dell’art. 111 Cost.?
Sono sentenze che raccontano meglio di ogni convegno o dibattito quanto la magistratura italiana sia lontana dal principio della parità delle parti di fronte al giudice terzo, declinato dall’art. 111 della Costituzione. A volte penso a quale miracolo sia stata la riforma del 111, e quale merito storico abbia avuto in questo l’Unione delle Camere Penali. Ma la strada è ancora molto lunga.
3. Il 17 dicembre 2020, le Sezioni Unite si pronunceranno sul divieto di reformatio in pejus, investite dalla prima sezione (ordinanza n. 27711 del 6 ottobre 2020). Dobbiamo temere che la dottrina Davigo arrivi per via giurisprudenziale?
Questi sono i tempi che viviamo, questa è la dimensione dello scontro politico e culturale che siamo chiamati ad affrontare, e dobbiamo esserne consapevoli. L’abolizione del divieto di reformatio in peius è uno dei trend topic del giustizialismo nostrano, e questa partita di dicembre è una pagina delicatissima della giustizia penale nel nostro Paese. Ma queste sono anche le Sezioni Unite della sentenza Cavallo sulle intercettazioni, dunque coltiviamo anche qualche speranza.
4. L’avvocato in Costituzione: ma non c’è già l’inviolabile diritto di difesa? Non sarebbe meglio l’avvocato in Cassazione?
Abbiamo sempre guardato con molta freddezza, e con non poche perplessità, a questa storia dell’Avvocato in Costituzione. Naturalmente, tutto ciò che può rendere più forte il diritto di difesa del cittadino non può che essere benvenuto; ma se tutto dovesse risolversi nel rendere più forte non il diritto di difesa quanto piuttosto l’Istituzione Forense, noi non saremmo della partita.
5. Caso Palamara: un solo colpevole? E la riforma dell’ordinamento giudiziario?
Come ho già avuto modo di dire ripetutamente, espulsione da ANM e rimozione dalla magistratura del dott. Palamara, all’esito di procedimenti che definire sommari è un eufemismo, rappresentano una forma di esorcismo ipocrita che la magistratura italiana pagherà a costi altissimi. Ed è un problema per tutti, perché la credibilità della giurisdizione è un patrimonio essenziale della vita democratica. Certo però che se si pensa di risolvere la crisi della magistratura italiana con questa grottesca e gattopardesca riforma dell’ordinamento giudiziario, stiamo freschi.
6. Il progetto di legge di iniziativa popolare promosso dall’Unione sulla separazione delle carriere: qual è lo stato dell’arte?
Ne abbiamo sventato la liquidazione in Aula, dove comunque era approdato per la prima volta nella storia del Paese, e questo grazie ad un felice coordinamento con i tanti parlamentari, di tutte le forze politiche, che hanno dal primo giorno sostenuto la nostra battaglia. Il testo è tornato in Commissione, ma credo che l’emergenza sanitaria, al momento, detterà altre priorità di agenda nelle prossime settimane.