Per la rubrica Opinioni e documenti, pubblichiamo gli scritti di Piero Calamandrei, Ettore Randazzo e la poesia dell'avvocato trapanese Paolo Camassa.
di Piero Calamandrei
«Molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore.
Ma l'avvocato no. L'avvocato non può essere un puro logico, né un ironico scettico, l'avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sé assumere su di sé i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce.
L'avvocatura è una professione di comprensione, di dedizione e di carità.
Non credete agli avvocati quando, nei momenti di sconforto, vi dicono che al mondo non c'è giustizia.
In fondo al loro cuore essi sono convinti che è vero il contrario, che deve per forza esser vero il contrario: perché sanno dalla loro quotidiana esperienza delle miserie umane, che tutti gli afflitti sperano nella giustizia, che tutti ne sono assetati: e che tutti vedono nella toga il vigile simbolo di questa speranza...
Per questo amiamo la nostra toga: per questo vorremmo che, quando il giorno verrà, sulla nostra bara sia posto questo cencio nero, al quale siamo affezionati perché sappiamo che esso è servito a riasciugare qualche lacrima, a risollevare qualche fronte, a reprimere qualche sopruso, e, soprattutto, a ravvivare nei cuori umani la fede, senza la quale la vita non merita di essere vissuta, nella vincente giustizia.»
***
di Ettore Randazzo (*)
<<Difendo Serafino Famà, e quindi la Toga dell’avvocato, il diritto di Difesa, la Libertà di difendere ... e i loro tutori, appunto, la Camera Penale e l’Ordine Forense: sono “clienti” straordinari, che non sono stati sfiorati dalla gravissima intimidazione. Che anzi in essa hanno trovato una nuova linfa per esaltare le proprie funzioni e i propri valori, invincibili e immortali. Che soffrono la perdita di un difensore eccellente, di un combattente irriducibile, di un uomo vero.
Di un Avvocato. Ucciso per una logica distorta e balorda, prima ancora che crudele e perversa. Ad opera di chi ha poi dovuto ricorrere ad altri avvocati, augurandosi di trovarli altrettanto liberi, coraggiosi, fieri, intemerati. Ché queste sono le qualità che hanno richiesto ai loro difensori, e che ne garantiscono la professionalità.
Non li invidio: difendono, forse, gli assassini di un Avvocato.
Li invidio: sventolano il vessillo della Toga, ancora più bello e orgoglioso quando svetta tra le avversioni e le ostilità, quando si fa strada controcorrente, in difesa pur sempre di presunti innocenti.
Serafino Famà è stato ucciso da pochi miserabili. La Toga, per nostra e loro fortuna, è immacolata, invincibile. La Toga vive anche nei Colleghi che li difendono.
La Toga non muore>>.
(*) Conclusioni dell’avvocato Ettore Randazzo, difensore delle parti civili, al processo in Corte d’assise sull’omicidio dell’avvocato Serafino Famà, assassinato dalla mafia per aver svolto il suo dovere defensionale
***
di Paolo Camassa (*) - La Toga
E’ nera come un’ombra che ricopre un’anima.
E’ nera come un manto di dolori e di piaghe.
E’ nera come la notte che nasconde gli smarrimenti.
Basta indossarla, per raccogliere il peso
di tutti i dolenti, di tutti i colpevoli, di tutti i derelitti.
E’ un manto che va portato
come corona di spine.
Per coloro che volessero approfondire segnaliamo il link 👉 Serafino Famà, Storia di un Avvocato