In questo blog non siamo certo inclini ad occuparci di condotte dei singoli attori del mondo della Giustizia. Tuttavia vi sono casi in cui i comportamenti possono lasciar trasparire un "comune sentire" ed allora merita la pena spendere qualche riflessione su quelle condotte.
Il 28 gennaio ho letto degli articoli di stampa che riportavano alcune frasi del giudice innanzi al quale si celebra l'udienza preliminare a carico di un noto politico: si trattava di dichiarazioni rilasciate a margine dell'assunzione di prove. La circostanza mi è apparsa sorprendente ed istintivamente l'ho ascritta ad una qualche cattiva percezione dei giornalisti, così sono andato a dormire nella convinzione che sarebbe seguita una rituale smentita.
Sennonché l'indomani taluni giornali hanno pubblicato non soltanto le frasi propalate dal Giudice, ma anche le immagini inerenti quelle dichiarazioni, così mi sono arreso all'evidenza: un giudice, all'esito dell'audizione di un cittadino, ha risposto, per almeno tre minuti, alle domande poste dai giornalisti, propalando le sue valutazioni in ordine alle impressioni suscitategli dal teste, sulla qualità della testimonianza ("ottima") e su quella di talune domande ("estremamente generiche"), nonché sugli elementi offerti dalla persona udita (ad esempio "sulla ricollocazione dei migranti"). Il Giudice ha pure concesso taluni riferimenti a ciò che c'è nelle "carte" processuali, nonché sui temi da verificare, declinando però l'invito a rispondere della ricorrenza di elementi di responsabilità penale.
Non mi pare che la ricorrenza ex se di tali esternazioni abbia suscitato alcun interrogativo in ordine al riserbo mantenuto dal giudice, mi pare piuttosto che si registrino interpretazioni sul significato di quanto dichiarato dal magistrato. Ed allora mi chiedo, non senza stupore, se nel nostro "comune sentire" è normale che un giudice esterni delle valutazioni in ordine ai suoi atti istruttori?
Ascolta l'intervista dal sito de Il Fatto quotidiano al link