Ogn'anno c'è l'usanza per l'inaugurazione dell'anno giudiziario andare in Corte
Ieri, nei distretti delle Corti d’appello, si è inaugurato l’anno giudiziario.
Si tratta di una cerimonia antica, forse troppo, che quest’anno ha avuto toni minori a causa delle restrizioni sanitarie.
Per queste ragioni abbiamo deciso, proprio oggi, di occuparci della relazione sulla giustizia del Ministro Bonafede (la trovate al link).
Come è ovvio ci occuperemo solo degli aspetti che incidono sul processo penale.
La relazione delude già ad una prima lettura.
Il Ministro ci ricorda il suo progetto di riforma sul processo penale che tanti dubbi e tante perplessità ha già alimentato (ce ne siamo occupati più volte e sotto diversi aspetti, contributi ai link: 1, 2 e 3).
Ci ricorda, ancora, il piano Next generation, cioè la richiesta di danaro all’UE, sul quale è "caduto" il governo Conte bis.
Si tratta di un piano che abbiamo criticato per quanto modeste sono le proposte di riforma, peraltro finanziate a debito delle future generazioni (il commento al link). Il tema delle generazioni future è uno di quelli sui quali si è anche soffermato nella sua relazione il Primo Presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio, il quale ha ricordato come <<per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza>> ... perché <<il debito dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani>> (fonte La Repubblica).
Tornando alle novità della relazione sulla giustizia, il Ministro fa il punto sul nuovo, primordiale, processo penale telematico, la parte statica, ma non solo, del processo penale ch'è digitalizzato.
Il nostro punto di vista è sempre stato chiaro e netto.
I processi si celebrano dal "vivo" e alla presenza di tutti i protagonisti (ce ne siano occupati qui).
Troviamo che sia inaccettabile che l’imputato debba chiedere di partecipare al suo processo e per giunta debba farlo attraverso il suo difensore mediante "diavolerie informatiche". Non c'è emergenza pandemica che tenga un così grave vulnus ai fondamentali del diritto processuale...
Troviamo che sia inaccettabile il tentativo, pur orientato a dare soluzioni all'emergenza, di complicare il processo penale con trappole e orpelli che “culturalmente” non gli appartengono e “storicamente” furono banditi dall’ordinamento nella consapevolezza che l’imputato sia la parte debole del rapporto processuale e il bene vita in gioco nel processo è la sua libertà, che dev'essere libera dai vincoli delle forme. Abbiamo invece assistito alla normazione, inutilmente burocratica e ideologicamente orientata, di sanzioni di inammissibilità - la più grave delle sanzioni processuali - per il caso di errori nell’utilizzo delle novità telematiche.
È bene intendersi: un simile approccio troverà l’avvocatura contraria e schierata in difesa dei diritti dei cittadini, ormai sempre più spesso vessati da burocrati detentori di un potere medievale, odioso e intollerabile, alimentato da deresponsabilizzazione e privilegi di casta.
Su questi aspetti, il debole ministro Bonafede, nulla scrive.
Come nulla scrive circa la gaffe che qualcuno gli ha fatto commettere, inconsapevolemente, quando con un suo decreto ministeriale ha derogato ad una legge.
Siamo stupiti che i Parlamentari siano rimasti silenti dinanzi a tanta mortificazione del loro ruolo di rappresentanti del Popolo Sovrano ...
Né la crisi di governo spiega queste e altre stravaganze della politica attuale, perché tante ve ne sono a giustificare un cambio di passo mentre ci arrovelliamo, italianamente, nella sfida dei furbi e nel tifo da fazioni.
Tace il Ministro (la sua relazione) sulle critiche alle novità telematiche.
Tace sulla richiesta, ragionevole, di semplificare la faccenda anziché complicarla.
Tace sulla richiesta di consentire un doppio binario eliminando, come detto, le odiose sanzioni di inammissibilità.
Tace sulle novità dell'appello pandemico che, all'evidenza, sono orientate a eliminare l'appello (contributo al link).
Tace sulla condizione dei detenuti e sui colloqui posticipati (ce ne siamo occupati qui) e sulla decorrenza dei termini processuali.
Tace sull’accordo che ha consentito l’entrata in vigore della sua inaccettabile riforma sulla prescrizione subordinatamente all’approvazione di una vera riforma del processo, così che oggi abbiamo la prescrizione bonafediana e nessuna utile riforma del processo (si trattò di fuffa politica per mantenere gli equilibri di governo, dobbiamo dedurre). Fa specie, infine, che il Ministro taccia sull'argomento anche in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario...
Il Ministro tace.
Speriamo taccia come Ministro della giustizia anche nel prossimo futuro, ché la misura è ormai colma.