06 marzo 2021

Le nostalgie inquisitorie che piacciono in tv - di Daniele Livreri

Ospite, come non raramente avviene, di una trasmissione televisiva, il dr. Pier Camillo Davigo, magistrato in pensione, ci ha offerto la sua spiegazione del perché molti imputati, all'esito del processo, vengano assolti. La causa risiederebbe nelle leggi "particolari" di cui il nostro paese si è dotato: "leggi che altri paesi non hanno". L'autorevole magistrato ci ha illustrato anche in cosa consista la  particolarità: "le PROVE raccolte in fase di indagini preliminari di regola non valgono nei dibattimenti e questo spiega perché molte volte persone che erano state raggiunte da elementi di prova molto forti, molto concreti, vengano assolti"

Il giornalista, davanti a cotanto verbo, non ha accusato il colpo ed è passato ad altro argomento. 

A mio avviso invece le menzionate esternazioni, provenendo da un uomo che ha ricoperto incarichi di assoluto rilievo, non ultimo quello di PRESIDENTE di una sezione della CORTE di CASSAZIONE,  meritino una qualche riflessione. 

In pochi secondi l'autorevole magistrato è riuscito a ripudiare tutti i canoni di civiltà giuridica che questo paese è, non senza fatica, riuscito a conquistare. Che le prove sulla cui scorta si forma il convincimento del Giudice non si raccolgano unilateralmente in fase di indagini, ma davanti ad un Giudice terzo e imparziale è uno dei cardini di ogni sistema accusatorio, sistema processuale che mi pare in vigore anche in altri paesi. E' un principio tanto cardine da rispecchiarsi anche nella terminologia adottata dal primo codice post fascista: gli elementi raccolti in fase di indagine al più, ove vagliati da un Giudice per le indagini preliminari, costituiscono INDIZI e non prove. 

Che nel nostro paese non vi sia un MINIMO comune denominatore su questi principi per me è avvilente e per certi versi terrorizza che magistrati chiamati a rivestire posizioni apicali non vi aderiscano.

Per altro verso mi chiedo se davvero un magistrato potrebbe sentirsi rassicurato dalla circostanza che il materiale sulla cui scorta dovrebbe giudicare un cittadino sia stato unilateralmente formato. Non credo proprio o almeno lo spero. 

E per fortuna, ho avuto riscontro di ciò appena pochi giorni le dette dichiarazioni televisive. Un amico mi ha inviato l'intervista rilasciata a "Il Dubbio" da un Giudice che non mi pare particolari posizioni direttive. Il dr. Giacomo Ebner (in foto, a sinistra), afferma apertamente che "in qualità di giudice posso decidere bene SOLO grazie all'apporto che gli avvocati danno in aula. E' SOLO grazie alla contrapposizione tra pubblico ministero e avvocato che io posso emettere serenamente una sentenza... per me è decisivo il confronto tra le parti".  

Forse, se ne può trarre la conclusione che le televisioni pubblicizzano soltanto alcune delle opinioni che si riscontrano tra i magistrati, purtroppo quelle più massimaliste.   

   

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