Da tempo le istituzioni nazionali si cimentano, verosimilmente anche per ragioni sovranazionali, con vari progetti di riforma delle regole processuali. Non è prevedibile se i tentativi di riforma si tradurranno in qualcosa di più concreto, entro la fine della legislatura. Tuttavia la recente cronaca trapanese (link) fa sorgere un dubbio radicale: ci saranno dei luoghi dove celebrarli i processi oppure il processo da remoto sarà imposto dalla inagibilità dei luoghi?
Certamente il quesito ha un carattere enfatico. Tuttavia ho la sensazione che in molti Palazzi di Giustizia si sia ridotti a inseguire l'emergenza, non riuscendo a prevenirla.
A Trapani cedono alcuni pannelli del controsoffitto dell'Aula bunker, a Palermo a gennaio di quest'anno alcune vetrate di aule collegiali rischiano di scollarsi e si procede alla chiusura di un paio di aule (a tutt'oggi inagibili), alcuni mesi fa a Catania una lastra di marmo si stacca da una parete e colpisce una celeberrima avvocatessa, che esce con ausili dal Tribunale. Le immagini delle udienze svolte a Bari nelle tensostrutture nel corso del 2018 non dovrebbero essere del tutto sparite dalla nostra memoria.
Voglio sperare che tra i fondi del PNRR vi siano anche risorse per consentire di tenere in piedi i Palazzi della Giustizia.