Il 19 Luglio 2015, in occasione del 23° anniversario della strage di Via D'Amelio, presso il Teatro greco di Segesta, il Lapec Trapani, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Trapani, d’intesa con il Consiglio dell’Ordine di Marsala, ANM Trapani, e Camera Penale di Trapani hanno organizzato un evento culturale e formativo.
L’evento - “Dal dramma antico al processo simulato: processo a Medea, madre assassina o moglie tradita?” - è stato patrocinato dell’Istituto nazionale Dramma Antico (INDA) e si è svolto secondo il programma che potrete consultare al link.
Per chi volesse, esiste anche la videoregistrazione effettuata da Radio Radicale (link)
Il "programma del processo" è stato preceduto dall'intervento del professor Renato Lo Schiavo, nel ruolo di Seneca: "la tragedia di Medea di Euripide e di Seneca".
Ha sostenuto l’accusa il pubblico ministero, dottor Rodolfo Sabelli, all'epoca Presidente di ANM;
Ha sostenuto la difesa l'avvocato Giovanni Sofia, del foro di Salerno;
L'imputata è stata interpretata dalla dottoressa Chiara Badalucco, giudice del tribunale di Trapani.
Durante la Camera di Consiglio del giudice togato, dottoressa Antonella Magaraggia, l’avvocato Carmelo Passanisi, nel ruolo dell'agoreuta, ha intrattenuto il pubblico sul tema: “L’Avvocato e la difesa dell’indifendibile”.
Al termine vi è stato il voto del pubblico/giura popolare e la lettura della sentenza redatta dalla dottoressa Magaraggia.
Non tutti sanno però che il processo a Medea fu una infelice anticipazione del rito Bajrami (ce ne siamo occupati qui: link e link) dal momento che, a causa del cambio del giudicante, dovette farsi luogo alla sostituzione del giudice togato, dottor Giacomo Ebner, la cui sentenza (di assoluzione) siamo oggi in grado di pubblicare.
La sentenza del giudice Ebner
Con decreto di citazione ritualmente notificato Medea è stata tratta a giudizio di questo Giudice per rispondere dei seguenti reati: regicidio, omicidio, strage, infanticidio.
All’esito dell’istruttoria dibattimentale svoltasi alla presenza dell’imputata che ha reso anche esame, le Parti concludevano così come in epigrafe riportato.
Ritiene il Giudice che Medea debba andare assolta da tutti i reati contestati perché commessi in presenza della scriminante della legittima offesa.
Invero, la materia va inquadrata sotto un duplice profilo: la verifica della condotta degli altri protagonisti della vicenda; l’analisi del diritto comparato.
La condotta degli altri protagonisti della vicenda
Tutti i protagonisti della vicenda sapevano, hanno taciuto per motivi egoistici ed hanno consentito che Medea agisse.
Nel 1963 usciva un saggio di Hannah Arendt dal titolo “la banalità del male” sul processo ad Adolf Eichmann in cui si evidenziava che la colpa dell’eccidio degli ebrei non fosse da far ricadere interamente su Hitler ma dovesse dividersi con tutte le migliaia di persone che con i loro comportamenti minimi, banali, consapevoli ma privi di domande, avevano consentito l’orrore del nazismo.
A guardar bene, anche nel caso che ci occupa, tutti erano consapevoli di quello che stava per accadere , ma per interessi egoistici non facevano nulla. D’altra parte lo stesso Pedagogo dei figli rivolto alla Nutrice la ammonisce : “tutti amano se stessi più del prossimo”.
Il Pedagogo: conosce il carattere di Medea ⇨ per mantenere il posto di lavoro impone alla nutrice di tacere sulle intenzioni di Creonte.
La Nutrice: è consapevole “non basterà una vendetta qualunque a placarne la collera” ⇨ per mantenere il posto di lavoro non fa scappare i figli.
Creonte: “per parlare senza tanti infingimenti; temo che tu macchini qualcosa di irreparabile contro mia figlia… le tue parole suonano mansuete ma mi fido ancor meno di prima “ ⇨ per apparire magnanimo concede un giorno.
Giasone: “ hai un indole selvaggia e un disastro irreparabile” ⇨ vuole botte piena, moglie ubriaca e vite sui tralci. Per ottenere ricchezze tradisce Medea ma poi cerca di comprarla e irretirla.
Egeo: rinfocola la rabbia di Medea verso Giasone ⇨ in cambio della promessa di figli ospita Medea.
Il Coro: “ci hai messo a parte del piano” ⇨ è il popolo che sa e tace… è di quelli che al Telegiornale dopo il delitto si stupiscono “era tanto una brava persona”.
Il Nunzio: rinfocola la rabbia di Medea pur vedendo la sua collera ⇨ per ingraziarsi la potente Medea.
La sposa: era “nauseata” dall’ingresso dei figli di Giasone ⇨ Giasone a Medea e rifiutava i suoi figli.
I figli: uno dei due parla solo al singolare e cerca di mettersi in salvo; l’altro pensa anche al fratello… comunque nessuno dei due fa nulla per ricomporre il dissidio tra i genitori e tra Medea e la sposa.
Quindi tutti sapevano l’esito della vicenda e per motivi diversi hanno “assecondato” l’epilogo: sono tutti correi.
Anzi Medea è l’unica che ha agito rispettando la sua natura e soprattutto la sua educazione barbara: “selvaggia” così come riferisce lo stesso Giasone, passionale come la descrivono gli altri … lei ad un certo punto cerca anche di opporsi alla sua natura ma questa è più forte di lei.
Se sei di indole selvaggia, ricevi un’educazione barbara, e tutti quelli che ti circondano, nonostante la loro natura e la loro cultura, o ti istigano o tacciono, per interessi personali … che colpa ti si può attribuire?
Il diritto comparato
E d’altra parte queste considerazioni trovano forza nel diritto comparato.
E’ considerata innocente tanto da diventare la protagonista di una filastrocca per bambini LA FIGLIA DE L DOTTORE.
In AMBARABA’CICCICOCCO’ la figlia del dottore fa l’amore con tre galline sul comò ovvero, addirittura con tre galline e tre cappò.
A parte la posizione scomodissima sul comò, la figlia è assolutamente incurante che il laido amplesso possa cagionare legittima preoccupazione nel padre convivente, che infatti si ammala…. Eppure nessuno dice nulla in favore del povero padre al quale si apre una scena raccapricciante.
Ma ancora più evidente che in altri ordinamenti Medea sarebbe stata senz’altro prosciolta da ogni accusa è la vicenda relativa a Cappuccetto Rosso + altri.
Qui abbiamo:
Una madre snaturata che dapprima consente che l’anziano genitore vada a vivere da sola nel bosco pur di non doversi prendere cura di un over settantenne; e poi invia senza cellulare la figlia minorenne da sola di sera nella foresta.
Una nonna che, presumibilmente per ragioni di astio personale con la figlia e non ricorrendo a nessun tentativo di conciliazione, realizza un ricovero certamente abusivo in zona paesisticamente tutelata; ed inoltre per risparmiare i soldi di una telefonata ad una qualsiasi pizzeria con consegna a domicilio costringe la nipote a portarle la cena
Una bimba che incontra il lupo, animale noto anche ai bambini delle elementari per la sua ferocia, e in modo ammiccante e provocante gli rivela da dove viene dove va e cosa va a fare… chiaramente inducendolo a rivedersi. Poi avendolo certamente riconosciuto nel letto della nonna (si può confondere una nonna per quanto brutta con un lupo?) lo riempiva di complimenti, inutili e ipocriti, al solo fine di far crescere in lui l’eccitazione
Il cacciatore . Che dire di un omicida per futili motivi?
L’unico vero innocente anche qui è il Lupo: un essere selvaggio cresciuto in un ambiente privo di strumenti culturali, adescato da una minorenne, affamato di carne come per sua natura, provocato ripetutamente, ucciso in modo barbaro…cosa gli può essere rimproverato?
Anche Medea come il Lupo ha solo seguito la sua natura e la sua cultura.
L’assenza di rimproverabilità è dunque l’elemento che impone il proscioglimento della protagonista della tragedia.
Al contrario al superstite Giasone si impone di far vedere il proprio cellulare e in particolare il proprio WatsApp a tutte le future compagne.
Giacomo Ebner
Postilla
Come ciascuno coglie, l'ironica sentenza del giudice Ebner, sposta l'attenzione sulla difesa dell'indifendibile, tema che durante l’evento è stato trattato da Carmelo Passanisi nel ruolo di agoreuta ed anche da Ettore Randazzo nel suo celebre articolo per il Corriere della Sera In difesa del lupo cattivo (e qui si coglie l'assonanza con la favola di Cappuccetto rosso alla quale fa cenno Ebner).
La sentenza di Ebner impone poi una seria riflessione sui sentimenti forcaioli della giustizia popolare (la giuria popolare mandò assolta Medea, ndr), alimentati dal circo mass-mediatico.