Il Direttivo della Camera penale di Trapani ha da poco diffuso un comunicato (👉Il fascino discreto del voyeurismo) con cui ha censurato la violazione dell’art. 103 c.p.p., poiché sono state versate agli atti di un procedimento penale delle conversazioni tra un avvocato e la sua assistita, nonché tra costei e altro legale, che ne stava valutando l’inserzione in lista testi e consulenti.
Mi pare si tratti di un’iniziativa che fa seguito ad altre di analogo tenore di altri organismi dell’avvocatura.
A mio avviso il vero tema di tali doglienze non è la lesione delle prerogative dell’avvocato o del giornalista, ma il costante richiamo allo Stato liberale.
L’esercizio, da parte dell’autorità statale, di poteri coercitivi o comunque invasivi delle libertà di ciascun cittadino è un’eccezione e i limiti posti alle norme che la consentono sono inviolabili.
Mi piacerebbe che si rammentasse spesso come gli articoli 13, 14 e 15 della Costituzione, che aprono la parte prima “DIRITTI e DOVERI dei CITTADINI”, contengono tutti al primo comma la parola INVIOLABILE e le eccezioni, significativamente poste nei commi successivi, vengono introdotte da locuzioni come “se non nei casi…” o “soltanto…”. Ciò a rimarcare che le compressioni sono eccezioni di stretta osservanza.
Mi piacerebbe che qualunque eccezione procedurale di noi avvocati, anche quella ritenuta strumentale a far schivare la condanna al peggiore dei rei, venisse accolta con un grazie per averci ricordato che uno Stato liberale è quello che esercita il suo potere di compromissione della libertà dei cittadini soltanto in casi eccezionali.