Soltanto qualche mese fa un’ex parlamentare, oggi
conduttrice televisiva, commentò la sua assoluzione dicendo: "oggi ha
vinto la giustizia, io ho solo perso 7 anni di serenità", aggiungendo
di essersi sempre difesa nel processo e non dal processo.
Ovviamente, forse per un riflesso condizionato, le
sue dichiarazioni mi suscitarono empatia, pensando alle sofferenze patite, per
più di un lustro, dall’interessata.
Tuttavia, ancor di più per questo trascorso, mi
hanno sconcertato le frasi delle medesima signora, allorquando qualche giorno
fa, nel corso di un‘intervista ha dichiarato che, pur essendo una convinta garantista, <<quando si tratta di
violenza su donne e bambini il garantismo non va bene più, occorrono sentenze dure ed esemplari>>, precisando poi che <<soltanto LA CERTEZZA che i RESPONSABILI vengano condannati in
maniera esemplare>> può aiutare le donne vittime di violenza a denunciare.
Ove qualcuno non avesse ben compreso, al termine delle sue esternazioni,
l’intervistata ha riassunto “in due parole: se le sentenze non sono esemplari, eclatanti, rappresentano un freno alla libertà e
alla serenità delle donne”.
Dunque nella versione dell’odierna conduttrice televisiva una
“garantista” pensa che la presunzione di innocenza, la possibilità di
difendersi nel processo, il principio di proporzionalità delle pene rispetto al
fatto commesso, valgano per gli ACCUSATI di
certi reati, ma non per altri. Anzi, in
fondo, per una “garantista” non
soltanto potremmo rinunciare, per certe imputazioni ovviamente, ad un GIUSTO
processo, ma addirittura POTREMMO RINUNCIARE AL PROCESSO: perché se vi sono già dei RESPONSABILI
prim’ancora di un processo, basterebbe comminare una pena, ovviamente esemplare,
senza sperperare soldi pubblici nella costosa macchina processuale. La storia potrebbe
pure fornirci qualche bell’esempio di pene esemplari eseguite a prescindere dal
processo.
Certo poi sarebbe un po’ complicato trovare qualche accusa per la
quale il garantismo andrebbe ancora bene;
potrebbe ritenere l’ex rappresentante della nazione che chi sia
accusato di una strage meriti un qualche cieco garantismo? Non credo.
Lo meriterebbe forse chi è accusato di far parte di una qualche
associazione mafiosa? No di certo.
Chi sia accusato di disastro ambientale? Non penso.
Il catalogo di accuse per le quali il “garantismo non va bene più” potrebbe essere sterminato, perché financo
l’accusa di reati patrimoniali può rimandare alla distruzione di una vita.
Ma la risoluzione del dilemma è facilmente risolvibile:
un garantista pensa che QUALSIASI ipotesi accusatoria dovrà essere vagliata in un processo garantito e che tanto più l’accusa è grave, tanto più rigoroso sarà l’accertamento
probatorio da condurre. Un
garantista ritiene che perfino
CAINO debba rispondere in proporzione alle sue colpe e non divenire uno
strumento da sottoporre a pene esemplari, financo per le più nobili esigenze
sociali.
Non so perché, ma mi pare che le parole dell’ex parlamentare
equivalgano più o meno a quelle di chi rivendica orgogliosamente a sé il ruolo
di giustizialista, denunciando che alla fine il garantismo non sia altro che un
mezzo per i più furbi per farla franca. Ma per fortuna si tratta soltanto di mistificazioni
del garantismo.