30 maggio 2021

Quello pseudo garantismo che dà ragione ai giustizialisti - di Daniele Livreri

 

 


Soltanto qualche mese fa un’ex parlamentare, oggi conduttrice televisiva, commentò la sua assoluzione dicendo: "oggi ha vinto la giustizia, io ho solo perso 7 anni di serenità", aggiungendo di essersi sempre difesa nel processo e non dal processo.

Ovviamente, forse per un riflesso condizionato, le sue dichiarazioni mi suscitarono empatia, pensando alle sofferenze patite, per più di un lustro, dall’interessata.

Tuttavia, ancor di più per questo trascorso, mi hanno sconcertato le frasi delle medesima signora, allorquando qualche giorno fa, nel corso di un‘intervista ha dichiarato che, pur essendo una convinta garantista, <<quando si tratta di violenza su donne e bambini il garantismo non va bene più, occorrono sentenze dure ed esemplari>>, precisando poi che <<soltanto LA CERTEZZA che i RESPONSABILI vengano condannati in maniera esemplare>> può aiutare le donne vittime di violenza a denunciare.

Ove qualcuno non avesse ben compreso, al termine delle sue esternazioni, l’intervistata ha riassunto “in due parole: se le sentenze non sono esemplari, eclatanti, rappresentano un freno alla libertà e alla serenità delle donne”.

Dunque nella versione dell’odierna conduttrice televisiva una “garantista” pensa che la presunzione di innocenza, la possibilità di difendersi nel processo, il principio di proporzionalità delle pene rispetto al fatto commesso, valgano per gli ACCUSATI di certi reati, ma non per altri. Anzi, in fondo, per una “garantista” non soltanto potremmo rinunciare, per certe imputazioni ovviamente, ad un GIUSTO processo, ma addirittura POTREMMO RINUNCIARE AL PROCESSO: perché se vi sono già dei RESPONSABILI prim’ancora di un processo, basterebbe comminare una pena, ovviamente esemplare, senza sperperare soldi pubblici nella costosa macchina processuale. La storia potrebbe pure fornirci qualche bell’esempio di pene esemplari eseguite a prescindere dal processo.  

Certo poi sarebbe un po’ complicato trovare qualche accusa per la quale il garantismo andrebbe ancora bene;

potrebbe ritenere l’ex rappresentante della nazione che chi sia accusato di una strage meriti un qualche cieco garantismo? Non credo.  

Lo meriterebbe forse chi è accusato di far parte di una qualche associazione mafiosa? No di certo.

Chi sia accusato di disastro ambientale? Non penso.

Il catalogo di accuse per le quali il “garantismo non va bene più potrebbe essere sterminato, perché financo l’accusa di reati patrimoniali può rimandare alla distruzione di una vita.   

Ma la risoluzione del dilemma è facilmente risolvibile:

un garantista pensa che QUALSIASI ipotesi accusatoria dovrà essere vagliata in un processo garantito e che tanto più l’accusa è grave, tanto più rigoroso sarà l’accertamento probatorio da condurre. Un garantista ritiene che perfino CAINO debba rispondere in proporzione alle sue colpe e non divenire uno strumento da sottoporre a pene esemplari, financo per le più nobili esigenze sociali.    

Non so perché, ma mi pare che le parole dell’ex parlamentare equivalgano più o meno a quelle di chi rivendica orgogliosamente a sé il ruolo di giustizialista, denunciando che alla fine il garantismo non sia altro che un mezzo per i più furbi per farla franca. Ma per fortuna si tratta soltanto di mistificazioni del garantismo.   

 

 

 

 

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